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di Roberto
Bracco
Capitolo 5:
Le autorità evangelizzate
1. I
processi, opportunità di testimonianza
1. I
processi, opportunità di testimonianza
Nel periodo della
persecuzione la testimonianza dellEvangelo si
allargò in modo meraviglioso e giunse
miracolosamente davanti alle autorità e davanti ai
magistrati.
Quasi ogni grado della magistratura
italiana fu evangelizzato dai cristiani che si trovavano
nel cimento, perché i nostri processi furono portati in
pretura, in tribunale, in corte di cassazione, davanti al
tribunale per la difesa dello Stato...
I
nostri processi erano sempre interessanti ed emozionanti;
generalmente impegnavano un tempo notevolmente lungo,
perché aprivano la porta alla testimonianza dell'Evangelo.
Entro
questo tempo i magistrati ricevevano la testimonianza
chiara, dettagliata della salvezza in Cristo.
Non tutti questi giudici hanno
accolto le nostre parole benevolmente e non tutti sono
stati giusti ed imparziali nei nostri confronti, ma più
di uno o di pochi hanno ascoltato e ricevuto le nostre
parole con piacere manifesto e ci hanno mostrato il senso
della loro giustizia.
Io ricordo gli uni e gli altri e riconosco che Iddio ha
voluto far pervenire la Sua Parola a tutti e non soltanto
per parlare di salvezza, ma anche di giudizio e di
giustizia.
Sembra quasi che Iddio abbia
voluto applicare le parole pronunciate dal salmista: «Giudici
della terra, siate savi».
La testimonianza dei
cristiani, oltre che parlare di Cristo, parlò a
tutti i magistrati del tribunale di Dio, del Giudice
supremo, della giustizia vera. Cioè ricordò a tutti
gli uomini, chiamati ad amministrare la giustizia,
che sopra i loro giudizi e sopra la loro autorità c'era
e cè l'indistruttibile autorità dl Dio, di
fronte al Quale tutti gli uomini, e quindi anche i
magistrati, devono comparire per essere giudicati.
Fra
tutti questi magistrati, due sono rimasti nitidamente
presenti nei miei ricordi. Li vedo fra tanti in un modo
più distinto, direi più vicino.
Il primo, una simpatica
figura giovanile, che riusciva a serbare anche in
quel periodo dinsidia e di corruzione un sano
sentimento di giustizia.
Fu
chiamato diverse volte a giudicare le nostre
cause e non ebbe timore di manifestare tutta la
simpatia che nutriva per l'opera di Dio.
In una causa molto complessa, che coinvolgeva
nell'imputazione cinquantadue cristiani, ci
aiutò a conseguire la vittoria nell'assoluzione,
illuminandoci giuridicamente per farci
riconoscere e superare le insidie della pubblica
accusa.
Forse la Parola di Dio aveva
raggiunto il suo cuore? Forse
la testimonianza dell'Evangelo aveva fatta
breccia nella sua coscienza? Non so!
Dopo
quel periodo di persecuzione lo abbiamo perso di
vista e solo l'eternità ci rileverà ogni cosa
intorno a lui.
Io spero, però, che quel giudice benevolo possa
trovare benevolenza di fronte al Giudice Supremo.
Il secondo fu giudice in uno
solo dei nostri processi.
Io non posso dire nulla dei suoi sentimenti o
delle sue capacità, ma posso dire che apparve
agli occhi nostri come l'uomo venduto alle
opportunità, cioè un Pilato in miniatura.
Egli sapeva che molte persone altolocate
desideravano la nostra condanna e quindi preparò
la sentenza e, di conseguenza, la condanna prima
ancora delludienza.
Questo processo fu particolarmente emozionante.
Una grande sala del Comune fu messa a
disposizione per ospitare questa causa che
cercarono di convertire in uno spettacolo.
Erano presenti, per assistere al programma fuori
serie, le persone più influenti del luogo.
Il Podestà di quel Comune, cioè il capo del
Comune, si costituì pubblica accusa e comparve
all'udienza in orbace, cioè in divisa fascista
con una larga fascia tricolore attraverso il
petto.
Tutto era stato predisposto per darci in pasto
alla curiosità e forse allo scherno pubblico. Ma
Iddio si glorificò in un modo meraviglioso...
Le
domande del magistrato e le continue insinuazioni
dell'accusa furono soltanto delle occasioni
favorevoli per presentare ed illustrare
ampiamente e francamente il messaggio della
salvezza.
Il pubblico era rapito dalle parole che il
Signore poneva sulle nostre labbra e tutti
manifestavano in un modo evidente la loro
approvazione: se avessero potuto, io credo che ci
avrebbero calorosamente applauditi.
La testimonianza fu resa fino in fondo ed il nome
di Dio fu onorato; ma il nostro giudice volle
compiere quello che aveva deciso: fummo tutti
condannati.
Iddio, però, operò
meravigliosamente e quella condanna fu cancellata dalla
Sua mano. Io spero che quel piccolo giudice occhialuto,
servo del regime e dei suoi pregiudizi confessionali, non
debba comparire davanti a Colui che può chiedergli
ragione della sua ingiustizia.
Non soltanto i
magistrati dei vari gradi furono evangelizzati in
quei giorni, ma anche alti funzionari di Ministeri,
questori, ufficiali della polizia e dei carabinieri,
ufficiali generali della milizia fascista, prefetti
della provincia.
Le
opportunità si moltiplicavano e quelle medesime
porte, che sembravano irrimediabilmente chiuse
davanti a noi, si aprivano per offrirci la
possibilità di portare la testimonianza dellEvangelo
dove non saremmo potuti giungere per vie normali.
Questo nuvolo di
autorità gallonate e civili furono i nostri giudici
ed i nostri inquisitori, ma molte volte le parti si
invertivano ed essi assumevano la posizione di
imputati; la Parola di Dio, in quel caso, diventava
il loro severo atto di accusa.
Essi venivano sempre presi da meraviglia nel
vedere la franchezza ed il coraggio dei cristiani;
erano abituati a vedere le persone tremare
davanti a loro ed invece ecco comparirgli davanti
degli individui di basse condizioni sociali e
privi di qualsiasi cultura, che non soltanto non
tremano, ma non perdono la favella ed espongono
con franchezza la propria fede, la propria
speranza e la dottrina che professano.
Nessuno di noi può dire quale
risultato abbia seguito levangelizzazione delle
autorità, anche a questo proposito si può ripetere: leternità
rivelerà ogni cosa!
Però si può affermare che
attraverso la persecuzione si sono adempiuti i piani di
Dio e le parole di Gesù relative allevangelizzazione
delle autorità.
La testimonianza è
stata recata davanti ai grandi della terra e così
tutti, nobili e plebei, carcerati e giudici,
cittadini e autorità, hanno udito il messaggio della
grazia.
Una
vera esposizione di autorità era rappresentata
dalla famosa Commissione per lassegnazione
dellammonizione e del confino di polizia.
Questa
commissione era formata dal Prefetto, da un
generale della milizia, da un colonnello dei
carabinieri, dal questore e da vari segretari.
Molti cristiani comparvero
davanti a questa terribile e temuta commissione per
essere condannati allesilio e alla sorveglianza
vigilata.
Tutti
fummo condannati, ma io credo che i veri condannati
furono i nostri giudici che, ripetutamente e per le
labbra di una moltitudine di cristiani, udirono la
testimonianza calda e sincera della salvezza.
Ricordo che quando fui chiamato
a comparire (ero allora poco più che giovanetto) si
verificò un fatto curioso: le cose che incominciarono ad
addebitarmi non si riferivano alla mia persona.
Evidentemente il segretario aveva confuso le pratiche ed
aveva preparato un atto di accusa privo di qualsiasi
fondamento reale.
Feci notare che laccusato non potevo essere io,
perché le cose contenute nel verbale non corrispondevano.
Rimasero tutti confusi
ma
pronunciarono ugualmente la condanna.
Ma io, quel giorno, mi sentivo
pieno di gioia perché avevo potuto aggiungere la mia
voce a quella degli altri e confermare con la mia
personale testimonianza la testimonianza che avevano già
reso gli altri fratelli.
Si, le autorità
furono evangelizzate; lEvangelo che volevano
soffocare ha fatto udire la sua voce poderosa e
quando, nel giorno di Cristo, gli uomini saranno
chiamati a rendere conto delle loro opere e dei loro
sentimenti, anche coloro che furono nei più alti
gradi della gerarchia dovranno confessare di aver
sentito parlare di Gesù da un popolo umile e povero
che essi hanno maltrattato e perseguitato.
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