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Persecuzione in Italia


di Roberto Bracco




Questo lavoro è stato tratto dal sito della "Comunità Evangelica Pentecostale" dell'"Assemblea Cristiana Evangelica Chiesa ALFA e OMEGA" all'indirizzo web:
http://www.chiesadiroma.it/index.htm alla pagina interna: http://www.chiesadiroma.it/RBracco/Persecuzione/persecuzione.htm




Capitolo 5: Le autorità evangelizzate





1. I processi, opportunità di testimonianza





1. I processi, opportunità di testimonianza

Nel periodo della persecuzione la testimonianza dell’Evangelo si allargò in modo meraviglioso e giunse miracolosamente davanti alle autorità e davanti ai magistrati.

Quasi ogni grado della magistratura italiana fu evangelizzato dai cristiani che si trovavano nel cimento, perché i nostri processi furono portati in pretura, in tribunale, in corte di cassazione, davanti al tribunale per la difesa dello Stato...

I nostri processi erano sempre interessanti ed emozionanti; generalmente impegnavano un tempo notevolmente lungo, perché aprivano la porta alla testimonianza dell'Evangelo.

Entro questo tempo i magistrati ricevevano la testimonianza chiara, dettagliata della salvezza in Cristo.

Non tutti questi giudici hanno accolto le nostre parole benevolmente e non tutti sono stati giusti ed imparziali nei nostri confronti, ma più di uno o di pochi hanno ascoltato e ricevuto le nostre parole con piacere manifesto e ci hanno mostrato il senso della loro giustizia.

Io ricordo gli uni e gli altri e riconosco che Iddio ha voluto far pervenire la Sua Parola a tutti e non soltanto per parlare di salvezza, ma anche di giudizio e di giustizia.


Sembra quasi che Iddio abbia voluto applicare le parole pronunciate dal salmista: «Giudici della terra, siate savi».

La testimonianza dei cristiani, oltre che parlare di Cristo, parlò a tutti i magistrati del tribunale di Dio, del Giudice supremo, della giustizia vera. Cioè ricordò a tutti gli uomini, chiamati ad amministrare la giustizia, che sopra i loro giudizi e sopra la loro autorità c'era e c’è l'indistruttibile autorità dl Dio, di fronte al Quale tutti gli uomini, e quindi anche i magistrati, devono comparire per essere giudicati.

Fra tutti questi magistrati, due sono rimasti nitidamente presenti nei miei ricordi. Li vedo fra tanti in un modo più distinto, direi più vicino.

Il primo, una simpatica figura giovanile, che riusciva a serbare anche in quel periodo d’insidia e di corruzione un sano sentimento di giustizia.

Fu chiamato diverse volte a giudicare le nostre cause e non ebbe timore di manifestare tutta la simpatia che nutriva per l'opera di Dio.

In una causa molto complessa, che coinvolgeva nell'imputazione cinquantadue cristiani, ci aiutò a conseguire la vittoria nell'assoluzione, illuminandoci giuridicamente per farci riconoscere e superare le insidie della pubblica accusa.
Forse la Parola di Dio aveva raggiunto il suo cuore? Forse la testimonianza dell'Evangelo aveva fatta breccia nella sua coscienza? Non so!

Dopo quel periodo di persecuzione lo abbiamo perso di vista e solo l'eternità ci rileverà ogni cosa intorno a lui.
Io spero, però, che quel giudice benevolo possa trovare benevolenza di fronte al Giudice Supremo.

Il secondo fu giudice in uno solo dei nostri processi.

Io non posso dire nulla dei suoi sentimenti o delle sue capacità, ma posso dire che apparve agli occhi nostri come l'uomo venduto alle opportunità, cioè un Pilato in miniatura.

Egli sapeva che molte persone altolocate desideravano la nostra condanna e quindi preparò la sentenza e, di conseguenza, la condanna prima ancora dell’udienza.

Questo processo fu particolarmente emozionante. Una grande sala del Comune fu messa a disposizione per ospitare questa causa che cercarono di convertire in uno spettacolo.
Erano presenti, per assistere al programma fuori serie, le persone più influenti del luogo.
Il Podestà di quel Comune, cioè il capo del Comune, si costituì pubblica accusa e comparve all'udienza in orbace, cioè in divisa fascista con una larga fascia tricolore attraverso il petto.
Tutto era stato predisposto per darci in pasto alla curiosità e forse allo scherno pubblico. Ma Iddio si glorificò in un modo meraviglioso...

Le domande del magistrato e le continue insinuazioni dell'accusa furono soltanto delle occasioni favorevoli per presentare ed illustrare ampiamente e francamente il messaggio della salvezza.
Il pubblico era rapito dalle parole che il Signore poneva sulle nostre labbra e tutti manifestavano in un modo evidente la loro approvazione: se avessero potuto, io credo che ci avrebbero calorosamente applauditi.

La testimonianza fu resa fino in fondo ed il nome di Dio fu onorato; ma il nostro giudice volle compiere quello che aveva deciso: fummo tutti condannati.

Iddio, però, operò meravigliosamente e quella condanna fu cancellata dalla Sua mano. Io spero che quel piccolo giudice occhialuto, servo del regime e dei suoi pregiudizi confessionali, non debba comparire davanti a Colui che può chiedergli ragione della sua ingiustizia.

Non soltanto i magistrati dei vari gradi furono evangelizzati in quei giorni, ma anche alti funzionari di Ministeri, questori, ufficiali della polizia e dei carabinieri, ufficiali generali della milizia fascista, prefetti della provincia.

Le opportunità si moltiplicavano e quelle medesime porte, che sembravano irrimediabilmente chiuse davanti a noi, si aprivano per offrirci la possibilità di portare la testimonianza dell’Evangelo dove non saremmo potuti giungere per vie normali.

Questo nuvolo di autorità gallonate e civili furono i nostri giudici ed i nostri inquisitori, ma molte volte le parti si invertivano ed essi assumevano la posizione di imputati; la Parola di Dio, in quel caso, diventava il loro severo atto di accusa.

Essi venivano sempre presi da meraviglia nel vedere la franchezza ed il coraggio dei cristiani; erano abituati a vedere le persone tremare davanti a loro ed invece ecco comparirgli davanti degli individui di basse condizioni sociali e privi di qualsiasi cultura, che non soltanto non tremano, ma non perdono la favella ed espongono con franchezza la propria fede, la propria speranza e la dottrina che professano.

Nessuno di noi può dire quale risultato abbia seguito l’evangelizzazione delle autorità, anche a questo proposito si può ripetere: l’eternità rivelerà ogni cosa!

Però si può affermare che attraverso la persecuzione si sono adempiuti i piani di Dio e le parole di Gesù relative all’evangelizzazione delle autorità.

La testimonianza è stata recata davanti ai grandi della terra e così tutti, nobili e plebei, carcerati e giudici, cittadini e autorità, hanno udito il messaggio della grazia.

Una vera esposizione di autorità era rappresentata dalla famosa “Commissione per l’assegnazione dell’ammonizione e del confino di polizia”.

Questa commissione era formata dal Prefetto, da un generale della milizia, da un colonnello dei carabinieri, dal questore e da vari segretari.

Molti cristiani comparvero davanti a questa terribile e temuta commissione per essere condannati all’esilio e alla sorveglianza vigilata.

Tutti fummo condannati, ma io credo che i veri condannati furono i nostri giudici che, ripetutamente e per le labbra di una moltitudine di cristiani, udirono la testimonianza calda e sincera della salvezza.

Ricordo che quando fui chiamato a comparire (ero allora poco più che giovanetto) si verificò un fatto curioso: le cose che incominciarono ad addebitarmi non si riferivano alla mia persona. Evidentemente il segretario aveva confuso le pratiche ed aveva preparato un atto di accusa privo di qualsiasi fondamento reale.

Feci notare che l’accusato non potevo essere io, perché le cose contenute nel verbale non corrispondevano.

Rimasero tutti confusi…ma pronunciarono ugualmente la condanna.
Ma io, quel giorno, mi sentivo pieno di gioia perché avevo potuto aggiungere la mia voce a quella degli altri e confermare con la mia personale testimonianza la testimonianza che avevano già reso gli altri fratelli.

Si, le autorità furono evangelizzate; l’Evangelo che volevano soffocare ha fatto udire la sua voce poderosa e quando, nel giorno di Cristo, gli uomini saranno chiamati a rendere conto delle loro opere e dei loro sentimenti, anche coloro che furono nei più alti gradi della gerarchia dovranno confessare di aver sentito parlare di Gesù da un popolo umile e povero che essi hanno maltrattato e perseguitato.